USCITA CINEMA: 16/03/2011 REGIA: Max Giwa, Dania Pasquini SCENEGGIATURA: Jane English ATTORI: Nichola Burley, Charlotte Rampling, Eleanor Bron, Rachel McDowall, Richard Winsor FOTOGRAFIA: Sam McCurdy MONTAGGIO: Tim Murrell PRODUZIONE: Vertigo Films DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures PAESE: Gran Bretagna 2010 GENERE: Drammatico, Sentimentale, Musicale, Dance movie DURATA: 98 Min FORMATO: Colore 1.85 : 1
StreetDance 3D - la recensione Ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, sia produttivo che artistico. Questo sembra essere riuscito a fare StreetDance 3D, teen-movie danzereccio che nel suo paese d'origine, il Regno Unito, si è rivelato la sorpresa del 2010 incassando più di 17 milioni di sterline. Minimo sforzo non significa comunque per forza un prodotto sciatto, in questo caso anzi sembra essere il contrario: il film, pur nell'abbastanza evidente limite di budget con cui è stato realizzato, il film regala al pubblico più giovane esattamente quello che richiede, e lo fa con una discreta attenzione alla definizione degli ambienti costruiti con gusto scenografico. Certo ci si trova davvero di fronte a un canovaccio di storia che pochissimo si discosta da un episodio di un qualsiasi telefilm giovanile, e non dei migliori. L'intenzione esplicita è quella di ricalcare un prodotto commerciale dal budget contenuto e dal successo economico garantito come ad esempio la serie di Step Up. Quindi sceneggiatura spicciola e convenzionale, psicologie ridotte ad una (purtroppo) funzionale monodimensionalità, attori sconosciuti ma perfetti perché gli spettatori possano rivedersi nel loro essere “ordinary” teenagers o poco più.
Insomma, in StreetDance 3D si deve principalmente elargire buoni sentimenti e soprattutto ballare. E bisogna dire che quando i ragazzi ballano dimostrano di saperlo fare bene, lo spettacolo è più che dignitoso, accompagnato da un montaggio capace di sottolineare la loro performance senza essere inutilmente invasivo e isterico. La regia di Max Giwa e Dania Pasquini si limita a confezionare il lavoro di setting e le coreografie senza particolari guizzi ma senza neppure essere sciatta e affossare conseguentemente il lavoro fatto i pre-produzione per costruire questo film.
Prodotto totalmente standardizzato per andare incontro ai gusti più popolari di una fascia d'età che a stento arriva a toccare i maggiorenni, StreetDance 3D non è però peggiore della stragrande maggioranza dei lungometraggi appartenenti a questa categoria. Anzi, a voler andare oltre le qualità tecniche del film (in cui non è compreso un 3D come al solito abusato) e analizzare un minimo il suo contenuto, si trova anche un “messaggio” magari anche schematico ma comunque intelligente: la crew antagonista dei personaggi principali viene raffigurata come un gruppo monolitico, chiuso a livello razziale, che adotta divise e rigore gerarchico per eccellere. Il Breaking Point, la crew nata dalla fusione di streetdancers e ballerini classici, rappresenta invece un microcosmo aperto, multiculturale e multirazziale in cui il confronto diventa (ovviamente) possibilità di conoscersi e capirsi meglio. Discorso retorico, per carità, ma almeno presente.